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al testo di Ferdinando Giordano
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In una casa sola, ho una stanza sola. Tra una parete e l’altra c’è abbastanza spazio per il corpo non per la mente malamente corre dove il corpo non reggerebbe. La finestra si rivolge a nord-est denigrando il mezzogiorno appena adesso. Il mezzogiorno è per ora solo un punto del panorama. Qui la punta della pena scrive la sua pagina di conseguenza. La posizione ingombrante vizia il fabbricato e lo lega alla sua età come dovrebbe un uomo maturo ai suoi piedi. La loro vita si regge sulle pietre alla faccia del sole quando vi pioggia a sbafo.
Da bambino credevo di udirle gemere nelle mura a mezzogiorno. È una debolezza che ritrovo in ogni solitudine. La stanza nella casa nel condominio nel quartiere nuvolo dove la luna si mostra a pezzi e talvolta neppure, si lamenta. I mobili vibrano se in soprassalto indovino la porta ed esco in pensiero: siamo uomini, accidenti, non solo spiritosi ma corpulenti. Ti vedo incurata, cittadina che non sei di aiuto ai ruderi rimasti, e qui, a cadere.
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